Visita Guidata a Sala Consilina
Le evidenze archeologiche emerse da una serie di scavi effettuati nel corso degli anni cinquanta consentono di ricondurre le origini di Sala al IX secolo a. C., quando per la prima volta nel Vallo di Diano si afferma un fiorente insediamento di carattere villanoviano, la cui continuità è attestata fino al IV secolo a. C.
L’estensione delle necropoli, ubicate lungo il pendio collinare al di sopra del fondovalle e la quantità delle tombe esplorate lasciano supporre l’esistenza di un abitato popoloso, facendo dunque di Sala Consilina uno dei centri più importanti della protostoria italica.
Il materiale rinvenuto è attualmente conservato nel Museo Provinciale della Lucania Occidentale presso la Certosa di San Lorenzo e nel Museo Archeologico di Sala Consilina; alcuni bronzi di notevole interesse, ritrovati alla fine del secolo scorso insieme a vasi geometrici nella proprietà Boezio, sono oggi in parte al Petit Palais di Parigi , in parte al Museo Provinciale di Salerno.
I corredi più antichi sono costituiti soprattutto da “urne biconiche, deputate a cinerari, coperte da uno scodellone d’impasto, per sepolture prevalentemente femminili, o talvolta da un elmo, sempre in impasto, per sepolture esclusivamente maschili. Nel corso dell’ottavo secolo i corredi si arricchiscono e si diffonde un tipo di ceramica con decorazioni “a tenda”. Nel VI sec. Accanto ad altre forme più complesse di ceramica, dominano i Kantharoi, mentre si registra un progressivo impoverimento della necropoli.
La vita del centro antico di Sala si esaurisce nel corso del V secolo a. C., epoca in cuis embra essere soppiantato dal vicino insediamento della Civita di Padula. I successivi ritrovamenti di ceramica attica del VI e V secolo a.C., e la ceramica indigena delle fasi più recenti (IV-III sec. a.C.) consentono di cogliere la continuità di frequentazione delle necropoli della Civita, fino alla fondazione romana di Consilinum, nel II sec. a. C. Sostanzialmente inediti rimangono i sondaggi condotti nella Consilinum romana, dalla quale provengono alcune edicole funerarie conservate nella Certosa di San Lorenzo; del centro abitato, sulla collina di Padula, sono ancora visibili i resti della cinta muraria, databile al IV sec. a. C., come quella di Atina.
La dominazione longobarda si rileva determinante per lo sviluppo del nuovo centro: da una parte, il toponimo sala allude ai numerosi possedimenti fondiari dell’aristocrazia longobarda; dall’altra, l’intero impianto della città e del sistema difensivo appare molto simile a quello adottato da Arechi per Salerno. Ai Longobardi va fatta anche risalire la diffusione del culto di San Michele Arcangelo, attesato ad esempio dlla presenza di un borgo medioevale denominato S. Angelo, nel presso di San Giovanni in Fonte. Sono ancora visibili i ruderi di un monastero cistercense che sorgeva nei pressi di tale villaggio; il lato occidentale dell’edificio presenta tre finestroni di cui uno conserva ancora integro un arco trilobo in cotto formato da archetti sovrapposti a pieno centro. All’XI secolo risale il Castello, che sarebbe stato costruito da Roberto il Guiscardo. Passato agli Sevi e alla famiglia Sanseverino, il Castello deve la sua fama all’eccidio compiutovi da Federico II durante la congiura di Capaccio. Dopo un ulteriore tentativo di assedio da parte degli aragonesi alla fine del ‘400, fu da questi ultimi incendiato, quale vendetta esemplare nei confronti degli abitanti del Vallo, colpevoli di aver dato man forte al principe Antonello Sanseverino nella Congiura dei Baroni. Nel 1533, in seguito allo smembramento del feudo dei Sanseverino, Sala fu venduta al Principe di Stigliano e successivamente ai Caracciolo di Brienza. Le principali chiese di Sala sono documentate a partire dal XIV secolo; più antiche risultano la chiesa di San Leone IX e quella di San Pietro erette nel nucleo originario della Civita, ma purtroppo alterate da rifacimenti successivi. A differenza degli altri centri del Vallo, nei quali risulta decisamente dominante l’architettura religiosa, a Sala la distribuzione del patrimonio edilizio è ben equilibrata, alternandosi di continuo le chiese ai palazzi privati. E’ dunque ben leggibile nelle strade della città la testimonianza visiva di quella vocazione laica che già nel corso del ‘600 spinse Sala a conquistarsi l’emancipazione dalla soggezione feudale. Questa prestigiosa condizione indusse, fra l’altro, nel 1629 il vescovo Brancaccio a spostare a Sala la sede vescovile e a costruirvi il Vescovato, fino a pochi anni fa carcere circondariale. La Chiesa di Santo Stefano fondata probabilmente nel XII secolo, aveva in origine un prospetto frontale di origine romanica. L’interno presenta un’unica navata cui si affiancano quattro cappelle; sull’altare maggiore è una tavola del pittore lucano Giovanni di Gregorio detto il Pietrafesa raffigurante la Madonna della Consolazione con i santi Agostino, Stefano, Maria Maddalena e Monica, siglata e datata 1610, concreta testimonianza di un’attività del pittore a Sala, ricordata dal biografo napoletano Bernardo De Dominici. Dello stesso maestro, la tela nella prima cappella destra, la Madonna delle Grazie tra i Santi Onofrio e Carlo Borromeo del 1615; decorano le pareti della navata una serie di affreschi di Anselmo Palmieri con Storie del Vecchio Testamento. Dalla chiesa proviene inoltre una Madonna degli Angeli attribuita all’anonimo Maestro di Massalubrense (sec. XVI). A breve distanza la chiesa di S. Eustachio, documentata a partire dal XIV secolo, con elegante portale della prima metà del ‘700 in pietra di Padula. All’interno, sull’altare maggiore è collocata una tela di Feliciano Mangieri raffigurante la Visione di Sant’Eustachio (fine sec. XVIII).
Adiacente alla parete di fondo della chiesa è il monumentale edificio della Grancia, che fu in passato proprietà della Certosa di Padula, il cui simbolo, quello della graticola di San Lorenzo, è scolpito nel portale d’ingresso. Di rilievo, la loggia interna ad archi sospesa su modiglioni di pietra e addossata ad un alto del cortile quadrangolare. Salendo da Santo Stefano si giunge, all’estremità orientale del paese, al Palazzo Bigotti e quindi alla cappella gentilizia della stessa famiglia, eretta nel 1735 e dedicata a San Giuseppe. L’edificio, il cui prospetto principale costituisce uno degli esempi più notevoli dll’architettura barocca nel Vallo, è decorato nella sezione inferiore da lesene e capitelli corinzi sormontati da un piano di cornice aggettante; nella zona superiore da eleganti volute che ben documentano il grado di abilità tecnica raggiunto dagli scalpellini locali nella lavorazione della pietra. Nell’aula interna, decorata da stucchi settecenteschi domina un prezioso altare di tarsie di marmo policromo. Il nucleo antico di Sala , sulle vie tortuose ed oscure che si insinuano nel tessuto medioevale della Civita, è un imponente susseguirsi di palazzi patrizi che spesso si fregiano di eleganti portali, Palazzo grammatico (1722), un edificio di ambiziosa raffinatezza nelle soluzioni architettoniche, presenta sulla facciata mensole e decorazioni in pietra a fiorami e rosoni, oltre che un portale ad arco costituito da lastre scolpite di varia grandezza, sormontato da stemma gentilizio; Palazzo Bove, con figure araldiche e fiorami impressi sulla pietra del potale; Palazzo Acciari (1735), il cui ingresso è affiancato da due colonne coronate da capitelli compositi e mascheroni, al di sopra dei quali si protende una piccola loggia con balaustra in pietra. Di fronte, è la cappella gentilizia della stessa famiglia Acciari (1704), l’unico edificio religiosi di Sala che abbia conservato un organico equilibrio fra elementi architettonici e decorativi – affreschi, sculture e stucchi – tutti risalenti alla prima metà del XVIII sec. L’aula interna, con pavimentazione originale in cotto, è adorna di stucchi e sculture di notevole pregio, altare in marmo e splendida balaustra intarsiata. Degli affreschi con Storie della Vergine e Santi va sottolineata la rara efficacia della scena con l’Estasi di S. Teresa. L’intera città di Sala è dominata dal Santuario di S. Michele, rifatto nel 1857 sui resti della costruzione antica. All’interno due leoni in pietra, avanzi di una chiesa medioevale – lapidi seicentesche e statua del Santo in legno policromo (Sec. XVIII), documentano l’intenso e antichissimo culto tributato dai salesi a S. Michele, occasione di feste sontuose nei mesi di maggio e settembre.
La guida turistica attenderà i visitatori in piazza Umberto I, la piazza principale di Sala Consilina.
Terminata la visita, ci si potrà fermare tra le botteghe per fare shopping o nei bar / ristoranti dove sarà possibile apprezzare la cucina tipica locale. In alternativa, sarà possibile chiedere alla guida turistica le indicazioni per dirigersi in qualsiasi altro posto si desideri andare. Nelle vicinanze è possibile visitare la Certosa di Padula.
Contattaci per scoprire gli orari e i costi del tour a Napoli.
A2 del Mediterraneo (ex Salerno- Reggio Calabria)
Uscita: Sala Consilina
Trenitalia – autoservizio sostitutivo al treno
Il percorso della visita guidata comincia da Piazza Umberto I per poi seguire un circuito ad anello tra vedute mozzafiato, chiese e vicoli affascinanti.
Molti dei nostri tour sono pianificati espressamente sulle esigenze dei visitatori. Per qualsiasi richiesta, ti basterà compilare il modulo che trovi qui, e ti richiameremo al più presto per darti tutte le informazioni di cui necessiti, o per pianificare insieme il tuo tour.
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